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Egli voleva piacermi: lo faceva istintivamente, e istintivamente io lo sentivo e me ne compiacevo fino a soffrirne. Guardando davanti a sé, come se rivedesse il panorama del suo passato, egli diceva:

— Quest’inverno sono stato malato di febbri reumatiche. Mio padre si ostinava a farmi studiare a Bologna, perché in quella città abbiamo un parente e, abitando nella casa di questi, qualche cosa si risparmiava nella pensione. Ma era una casa umida, senza riscaldamento: nella mia camera l’acqua si gelava nella catinella. La città poi è, d’inverno, freddissima, e quando si esce di casa gelati, gelati si rimane per tutto il giorno. E così, sebbene montanaro, io mi sono preso le febbri reumatiche e ancora ne sento gli effetti: per questo sono sciupato e sembra che abbia trent'anni. Ma ne ho solo ventidue, grazie a Dio, e voglio conservarli per tutta la vita.

Si lisciò il viso con la mano sinistra, quasi per assicurarsi che diceva la verità, poi riprese: