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armai anch’io di una corazza rifulgente di riso.
— Perché ridi? — egli insistè, ma oramai anche i miei fratelli mi aiutavano, col coro delle loro risate; e le parti si capovolsero: il beffato era lui.
Ci guardò uno dopo l’altro, un po’ sorpreso, e credette bene di riprendere il tono famigliare.
— Si potrebbe sapere perché la mia semplice domanda ha destato tanto successo d’ilarità?
Io sento qualche cosa fondersi nel mio cuore; sento di essere entrata anch’io nel cerchio delle sue conoscenze e di poter rivolgermi liberamente a lui. Ho adesso la forza di guardarlo negli occhi senza misteri, di parlargli, di non aver più paura di lui.
— Io non ho mai studiato: non so quasi neppure scrivere e leggere.
Il fatto della mattina mi smentisce: tuttavia egli non ricorda: e questo torna a ferirmi.
— Non sai neppure suonare?