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vavo una perversa preoccupazione per la salvietta che egli, nei suoi giuochi, aveva fatto sparire. Lasciai cadere la mia, per guardare sotto la tavola; ma non vidi che le salviette pendenti dalle ginocchia dei commensali; e nel sollevarmi mi accorsi che il viso di Gabriele di nuovo s’era oscurato, quasi tragicamente, e che i suoi occhi adesso mi fissavano ostili.
Sento ancora una fitta al cuore ripensando al dubbio che egli avesse indovinato la mia supposizione maligna: e quando mi avvidi che finalmente egli stava per rivolgermi la parola, mi parve che volesse dirmi:
— Ma, signorina, mi crede un ladro di salviette?
Domandò, invece, e forse per vendicarsi:
— Tu studii?
Quel tu paterno e protettore finì per esasperarmi: vidi gli occhi dei miei fratelli scintillare beffardi, mentre invece il viso di mia madre si faceva triste e umiliato: e per meglio difendermi dall’attacco, mi