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veduto giù nello stradone della valle, quasi sopra il nostro podere, seduto sul paracarri, a scrivere appunti.

— È proprio toccato al cervello — disse mia madre: e sospirò, forse sollevata al pensiero che Gabriele non era un partito per me.

Tuttavia preparò una cena squisita, e fece apparecchiare la tavola col servizio di Fiandra, quello che pareva di raso bianco intessuto di garofani fantastici, e col bordo ricamato: servizio che si usava solo nelle grandi occasioni; e che, specialmente alla sera, sotto il chiarore rossiccio del lampadario di cristallo che come una stalattite in una grotta marina pendeva dal soffitto grigio della grande stanza un po’ buia, dava alla mia chiusa sensibilità un piacere quasi carnale. Toccavo gli orli della tovaglia e passavo le dita sulle salviette con l’impressione che la tela fosse quasi una specie di pelle, fresca e viva; e mi pareva che i garofani bianchi della trama, intrecciati in una danza geometrica che a fissarla dava un senso di vertigine, man-