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vanti allo specchio, parlandogli come se egli sia rimasto dentro la mia pupilla.
Egli però vi è già più che dentro; è in fondo all’anima mia; e mi pare di sentirlo ridere e poi rifarsi subito buio e rispondermi:
— Sai, non voglio andarmene più.
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Quando scesi nella stanza a pian terreno, dove si pranzava e si lavorava, mia madre e le serve parlavano di lui. O meglio erano le serve, che ne parlavano, con quel loro modo di contrastare e sbeffeggiarsi a vicenda, perché mia madre di solito poco prendeva parte ai loro discorsi, taciturna e pensierosa, col viso bianchissimo su cui gli occhi celesti spandevano una luce azzurrognola, reclinato sul lavoro. Erano sempre abiti per i miei fratelli che ella cuciva o riaggiustava, ed anche in quel momento ne aveva uno fra