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Al nostro arrivo si sollevava sulla zappa e diceva:

— Ospiti? E quando ti sposi, signorina?

Io arrossivo: mi pareva che egli indovinasse il mio pensiero segreto e, con la sua chiaroveggenza di solitario, associasse la parola ospiti con la sua domanda innocente.

Un giorno, poi, accadde un fatto strano. Un pallone volante, di carta rossa, che il sole faceva parer di fuoco, si sollevò sopra i monti dell’orizzonte, vagò qua e là, fino a sera, cadde, incendiandosi, sul confine del podere. Il vecchio non aveva mai veduto una cosa simile: lo credette un astro misterioso; e quando lo vide cadere s’inginocchiò, con terrore e adorazione.

— È il Signore, è il Signore, — gridava.

Noi vedemmo gli avanzi del pallone: frammenti di carta bruciata che volavano fra i cespugli come uccelli neri; e l’ossatura di canne, in parte anch’esse bruciate.

Era il pallone inventato da Gabriele?

Non l’ho mai saputo: ma sentivo qual-