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Poi stette alcuni mesi senza farsi vedere. Ospiti andavano, ospiti venivano: mia madre era sempre occupata ad arrostire capretti, a preparare ripieni, a cuocere maccheroni. Mandava la serva al podere della valle, per portar su erbaggi e frutta. Qualche volta l’accompagnavo anch’io, ed erano i giorni miei più felici. Laggiù c’era il nostro buon eremita, nella sua capanna di pietre e di frasche, in mezzo ai suoi cavoli e alle altre coltivazioni primitive, alimentate da un filo d’acqua, ultima vena del torrente invernale, che egli deviava di qua, deviava di là, conducendolo docile come un suo servetto. E gli parlava, davvero come ad un essere vivente, benedicendolo, consigliandosi con lui, minacciandolo, ed anche tentando di punirlo se quello gli sfuggiva dal solco e pretendeva di andare per conto suo.