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folla selvaticamente sana dei suoi compaesani, vestito da donna, dipinto e tragico, ballare una danza macabra: o suonare sulla chitarra e cantare una strofa di dolore. E non riuscivo che ad immaginarmelo travestito, in mi modo o nell’altro, con un viso che era di per sé stesso una maschera. Anche lui non rideva mai; e la sua manìa di tentare ogni arte ed ogni scienza, lo tingeva, ai miei occhi, di un colore di follia.

Eppure cominciai a pensare a lui come ad un personaggio straordinario, assolutamente diverso da quelli che conoscevo; destinato, in tutti i modi, ad un grande avvenire: e le chiacchiere delle domestiche, alle quali il servo del notaio aveva confidato i progetti del padrone, d’imbastire cioè un matrimonio fra me ed il figlio, mi destarono un malessere torbido e luminoso assieme: qualche cosa come il subbuglio delle nuvole sul Monte, nei tramonti di marzo, che mescolavano il rosso dell’occidente ventoso al nero dell’inverno che se ne andava.

Deledda, Il paese del vento. 3