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gante e pretende di crearla lui, la moda. Almeno in paese, quando viene per le vacanze — aggiunse, sollevando l’angolo del grosso labbro superiore. E fu l’unica volta che sorrise, fra compiacente e beffardo, forse accorgendosi che i miei fratelli frenavano a denti stretti una risata di beffa.

Il suo Gabriele, infine, sapeva far di tutto, da esperimenti chimici di sua iniziativa a composizioni musicali per pianoforte e violino: suonava, cantava, ballava, scriveva poesie, faceva collezione di monete antiche, e aveva persino inventato un aeroplano. E tirava di scherma, e mai falliva un colpo al bersaglio.

Generoso, poi, pronto a spogliarsi per rivestire un povero.

Presa la laurea contava di andare in Germania per perfezionarsi nello studio della medicina e specializzarsi nella cura della tubercolosi.

Mio padre dava qualche occhiataccia ai miei fratelli, che si toccavano le gambe sotto la tavola e fingevano di ridere per