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niva di fuori, dagli orti pieni di violacciocche, di maggiorana e di salvia; ma dentro di me fanciulla esercitava ad ogni modo un incantesimo speciale.
I libri, del resto, per quanto ne pensasse mia madre, erano ottimi: tutti i grandi classici, nostri o tradotti in lingua italiana; molti volumi in lingua latina, e libri ascetici, vite di santi, Bibbie, monografie religiose: queste però non mi attiravano. Sentivo, sì, l’odore di santità del vescovo di famiglia, ma confondendolo troppo coi profumi della terra e della realtà circostante.
Nel santo vescovo che, si diceva, era morto vergine, dopo una vita di astinenza, di studio e di meditazione, io vedevo solo la figura dell’uomo straordinario che ha il coraggio e la forza di sollevarsi sopra gli altri, e li attira a sé, come Cristo sulla croce, con la potenza della rinunzia e del dolore; ma più che amarlo, lo ammiravo; e se pensavo di diventare santa pur io, ne sentivo l’impossibilità.
Santi si nasce; non lo si diventa com-