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dati dagli estimatori di mio marito, curiosi di conoscere anche la sua signora. Uno dei più insistenti a farsi avanti è il signor Nele, con la sua lucida faccia di melagrana, tutto vestito di nero, camicia bianca, cravatta bianca, una doppia catena d’oro sul panciotto, i cui bottoni tendono a scappare.

Dopo un profondo religioso inchino al commissario ed a me, si rivolge al cieco.

— Come va, caro Fanti? Questi se ne sta rigido e composto sulla sua sedia, fra due esili palmizi, con la bella lesta eretta sull’azzurro dello sfondo, le mani rosee, dalle unghie lucenti, appoggiate una sull’altra sul pomo del bastone. Ha qualche cosa di decorativo, quasi di ieratico; sembra uno straniero, assolutamente staccato dall’ambiente intorno.

E con la sua voce calma, che un po’ d’accento straniero lo ha, risponde che sta benissimo.

L’altro ammicca verso di noi, mentre domanda:

— E il suo cormorano, come va?