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Anche lui si alzò, parve volesse esaudirmi. Volse il viso di qua, di là, come cercando qualche cosa: poi d’impeto mi afferrò e mi fece di nuovo sedere sul divano, sul quale sedette anche lui: e mi ci tenne ferma, ma non aggressivo, anzi supplichevole. Disse:
— La prego di restare ancora un momento, e di rispondere ad una mia domanda. Perché, quella sera, i suoi fratelli maleducati si beffavano di me?
— Appunto perché erano maleducati.
— Quando le chiesi se studiava, lei rise e mentì. Tante bugie mi disse, quella sera, che neppure adesso posso credere alle sue parole buone. Eppure vorrei che lei le ripetesse: non ho altro che lei, nella vita. E a momenti lei se ne andrà, e forse io non la rivedrò mai più.
Anch’io penso che fra un minuto me ne andrò e non lo avvicinerò mai più: cerco quindi di tenerlo buono e ripeto la lezione:
— Sì, le ho voluto bene: ho sempre ricordato quella sera fantastica, le sue