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Era come parlare alla sua canna: non gl’importava niente di niente; e tutto quello che pensava lo aveva già detto. Piegato sempre a guardare dentro il cestino vuoto, continuava a battere la canna sull’asse, con una specie di ritmo musicale; finché gli domandai:
— E oggi non si pesca?
Parve ricordarsi: si sollevò e finalmente disse:
— Poca speranza, oggi: è troppo chiaro.
Ma ci sono tanti pesciolini, qui, non li vedete?
Egli scuoteva la testa, come non li vedesse davvero; ed io ricordai le parole di Marisa: «Egli è tanto buono che quando prende un pesciolino troppo piccolo lo ributta in mare».
— Allora io vi saluto — dissi, alzandomi. — Arrivederci.
Si alzò anche lui di scatto, e mi restituì il saluto con una garbatezza da gentiluomo. Scendendo dalla palizzata nell’arenile, vidi che i ragazzi, sbucati di nuovo dai mucchi di macigni, lo circondavano