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si gonfiano come vele e danno un riflesso caldo alle colonne candide della grande terrazza, e la stessa letizia del luogo, mi offrono un saluto di promessa, un arrivederci festoso.

Continuando, oltrepassato lo stabilimento balneare ancora tutto sottosopra come una nave in costruzione, arrivai alla palizzata del molo. Mare da una parte e dall’altra, fino alla piattaforma di assi, dove giocavano alcuni ragazzi che al mio arrivo, conoscendomi già per un personaggio importante, se la svignarono come sorci, nascondendosi fra i macigni che sostengono la palizzata.

Di nuovo sola, sedetti sul parapetto della piattaforma: adesso vedevo davanti a me la distesa placida del mare, ornata, sul cerchio turchino dell’orizzonte, di paranze che sembravano azzurre: e mi pareva di essere anch’io a prua di una imbarcazione primitiva.

— Ecco il posto dove vorrei parlare un’ultima volta con Gabriele; — confessai ingenuamente a me stessa, quando un fru-