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— Perché — mi domandai — non vado subito a visitarlo?
E lo avrei fatto, se sulla balaustrata della loggetta d’angolo, attigua alla camera di lui, non avessi veduto stese coperte e lenzuola: probabilmente la padrona di casa, o la cameriera, rifacevano il letto del sofferente, e quindi non era quella l’ora opportuna per la mia visita. D’altra parte ricordavo il desiderio di lui, che dividevo anch’io, di parlarci da soli, sebbene nulla di men che innocente si avesse da dire. Col pensiero di andare a trovarlo in un momento di assenza dei padroni di casa, proseguo dunque la strada, ma non ho voglia di tornare al nostro rifugio: ho bisogno di aria e di spazio, oggi, e vado lungo il sentiero erboso che striscia fra l’arenile e i giardinetti dei villini di prima linea. Arrivo così fino all’Albergo del Lido, luogo della festa imminente: sulle terrazze e nelle verande che guardano il mare, non si vede nessuno; e neppur sento i prodromi dei grandi preparativi dei quali parla Marisa: però le tende arancione che