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dintorni. Un uccellino giallognolo, col becco e le zampine ancora molli, venne giù da un nido: lo presi, lo tenni palpitante fra le mani, col desiderio di portarmelo a casa, anche per salvarlo da qualche gatto. Ma no, uccellino, devi imparare a salvarti da te, con la volontà di Dio. Lo misi sulla siepe: vi si dondolò un momento, incerto e spaurito: poi diede un piccolo trillo e volò su, raggiungendo il nido.

Con gioia proseguo la passeggiata: vado per una strada alberata, chiusa da fossi dove l’acqua verde è ricamata di foglie strappate dal vento: sui margini crescono fiorellini di ogni colore, che mi ricordano quelli del nostro podere e tutta l’infanzia e l’adolescenza fresche e selvatiche simili ad essi. Ho voglia di coglierne un mazzo, e portarmelo a casa: eppure non oso stroncare uno stelo, perché mi pare che i fiori debbano soffrirne.

Tutto oggi ha diritto a vivere, intorno a me, poiché viva son pur io, e felice e piena di gioia come non lo sono mai stata. E come tutto è davvero colmo di gioia