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le fa la guardia. Ogni tanto fa qui un giro, alla larga.

— Ma perché? Che pericolo c’è? Tu mi metti paura.

— Niente, niente, facevo per scherzare: e poi, dacché suo marito è al Comune, le vere guardie sono sempre qui attorno.

Era vero; e quindi non ci feci più caso. Eppure, sì, qualche giorno dopo, due personaggi quasi fantastici salirono dal viottolo, attraversarono lo spiazzo, e si avvicinarono alla nostra casetta.

Erano Gabriele e il cieco. Questo, io non lo conoscevo, non l’avevo mai veduto, ma facilmente lo riconobbi dal suo modo di camminare, appoggiandosi al bastone, col quale prima tastava il terreno; e dai grandi occhiali neri che gli nascondevano gli occhi vuoti. Era del resto un bel giovane, un po’ tarchiato, colorito e pieno in viso, e dall’aspetto sereno e quasi ilare che contrastava con quello del suo funebre compagno.

Io stavo alla finestra, e il mio primo istinto fu quello di ritirarmi, di nascon-