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Mentre mio marito andava in paese per la solita ricerca dei giornali, io mi avventurai nei dintorni della nostra casa.

Il terreno era sparso di rami stroncati, di foglie, di pezzi di carta sudicia; e un silenzio quasi pauroso seguiva al fracasso di prima. Anche il mare, sbiadito e freddo, sonnecchiava; e gli alberi, succhiati dal vento, pareva non dovessero mai più scuotersi per la loro stanchezza.

Come la farfalla attirata dal lume, io andavo verso la casa del cieco di guerra; ed essa, invero, rossa arancione fra il grigiore delle tamerici, era la sola nota colorita dei dintorni.

D’altronde era vicinissima alla nostra, un poco più giù verso il mare, separata solo dalle siepi e dagli alberi: ma per arrivarci bisognava appunto fare il giro delle siepi di cinta e penetrare nello spiazzo che la circondava. Io non volevo andare tanto oltre, e mi contentai di guardarla dalla siepe. Era una villetta modesta, con una loggia d’angolo e due orribili leoni di gesso adagiati uno per parte degli sca-