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mare, facendo cenni di scongiuro: — Crepi l’astrologo! — , mi irrigidii, anche per un senso di superstizione, come quando s’incontra una donna gobba: poi dissi perfidamente:

— È vero, pur troppo. Ma lei non è poi tanto malato, o si cura poco della sua malattia se va in giro con questo tempo.

Egli cominciò a tossire. Lo fece apposta? O, più che il tempo, la mia cattiveria stuzzicò il suo male? Quell’istinto di paura che la sua sola vicinanza mi destava, si fece quasi terrore: terrore di essere raggiunta anch’io dal suo male, o che egli, per vendicarsi, potesse farmi del male ancora peggiore. Avevo letto che i malati del suo genere sono cattivi, e, nell’ultimo stadio della loro infermità, possono diventare delinquenti.

Ma di che cosa Gabriele poteva accusarmi, se non della mia felicità presente? Non era stato lui ad apparire e sparire nella mia vita come una meteora sfolgorante, o meglio come una cometa che