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Quando mi volsi per tornare indietro, il respiro mi mancò davvero. Ho ancora l’impressione che un muro si alzasse davanti a me, troncandomi il passo: una figura nera vi stava attaccata, sinistra come un pipistrello, pietosa come un Cristo senza croce. Era Gabriele.



Si levò il cappello, che teneva fermo con le mani e mi salutò: i suoi occhi sorridevano, un poco ironici, e adesso lo riconobbi davvero, ma con una nuova strana impressione.

Mi pareva che egli fosse ancora l’antico Gabriele, il giovane, il mutabile e affascinante Gabriele, e che si fosse camuffato