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farfalle mischiarsi al turbine, quasi sfidandolo con la loro leggerezza.

Non so per quale istinto, mi venne il desiderio di imitarli. Il vento, non arrivato ancora al massimo della sua forza, aveva una voce d’invito, come una musica che eccita alla danza o alla marcia: e doveva essere di nuovo qualche cosa di atavico, quel desiderio di mescolarsi e combattere con gli elementi, che mi spingeva verso la spiaggia.

Ma allo sbocco del sentiero mi fermai incerta, anzi sbigottita: il vento adesso mi passava davanti, portandosi via la sabbia, con una follìa di rapina; sollevava le mie vesti e i miei capelli, quasi tentando di strapparmeli; mi penetrava nelle orecchie, mi riempiva gli occhi di rena e la bocca del suo sapore di funghi e di muschio, che dava l’impressione di un suo luogo d’origine, cioè delle grotte donde era sgorgato come un gigante troglodita che vuole sconvolgere la pace della natura.

Eppure il desiderio di misurarmi con lui mi riprende: sento di essere anch’io