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— Quell’uomo mi fa paura: mi sembra un fantasma di cattivo augurio. Se torna il vento ce ne andiamo davvero. Io non voglio stare in questo paese, quando c’è il vento. Ho paura.
Egli mi riprese sottobraccio e, meno male, cominciò a scherzare.
— Ma si potrebbe sapere con precisione di chi o di che cosa hai paura? Di quel barbagianni, o del vento?
— Di tutti e due, — risposi. Eppure in fondo mi sentivo offesa perché prima l’uomo della farmacia, e adesso lui chiamavano Gabriele col nome di due uccellacci.
— Ma che t’importa? Se quel disgraziato ci ha i suoi malanni, se li tenga per sé. E se torna il vento stiamo davvero dentro e accendiamo il fuoco come quella sera. Ricordi?
Egli mi stringeva il braccio, per riaccendere in me il ricordo di quella prima sera, quasi io me ne fossi dimenticata: e in realtà mi parve di riveder la fiamma guizzare nel camino e sciogliere l’ombra