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«Scioccherella, ma davvero hai paura di quello spaventapasseri? E che c’è poi stato, fra voi due? Quante ragazze non incontrano, il giorno stesso del loro matrimonio, i loro ex spasimanti?».

D’altronde, io stessa mi domandavo se, dopo tutto, Gabriele mi aveva riconosciuto, e se, riconoscendomi, si era turbato e intendeva molestarmi. In fondo sentivo che, sì, egli mi aveva riconosciuto e ne provava un turbamento più intenso del mio: ma volevo illudermi ancora. No, egli non mi aveva riconosciuta, forse neppure veduta: i suoi occhi erano quelli di uno che è già sulla via della morte e non vede più nulla delle cose che non riguardano la sua tragedia.

Il pensiero che egli era appunto un semplice passante, uno che se ne va per conto suo, e che forse non rivedremo mai più, mi procurò un sollievo crudele. Fra pochi mesi egli sarà morto, spezzato e portato via dall’onda del tempo, come una di queste conchiglie vuote della spiaggia; mentre davanti a me, invece, la vita si