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nice di una barbetta a collare e dai capelli neri radi e crespi, mi ricordò qualche antico ritratto dei miei nonni di origine moresca: e a misura che egli si avvicinava a noi, qualche cosa d’impressionante, come appunto un ricordo atavico sepolto nelle fondamenta del mio essere, mi balzò su per le vene, fino a colpirmi il cuore e a ottenebrarmi le idee. C’incontrammo: anche i suoi occhi, dalla loro nicchia livida, guardarono quasi spaventati le nostre figure; poi egli proseguì in senso inverso al nostro, senza fermarsi, senza voltarsi.
Anche noi si proseguì, in silenzio. Io guardavo la sabbia ai miei piedi, come prima, nell’innocente ricerca delle conchiglie, ma stringevo le labbra, quasi per impedire che il mio compagno sentisse, attraverso il mio respiro, l’ansito del mio cuore stravolto. Poiché nell’uomo avevo riconosciuto Gabriele.