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di vele rosse il primo, l’altra di croco e di ranuncoli. Dopo la zona dorata dell’arenile, si vedevano adesso gruppi di alberi, quasi tutti pioppi e platani, e in mezzo ad essi piccole graziose ville con le finestre chiuse. Nessuno le abitava, in quella stagione; ed infatti sulla spiaggia davanti a noi si notavano solo le impronte di piccole zampe di uccelli che pareva fossero scesi a bagnarsi nel mare: erano invece le impronte delle rondini marine che di tanto in tanto scendevano a riposarsi fra i giunchi delle dune.

Solo noi due, di gente viva, si andava lungo la spiaggia, nell’infinita pace di quel giorno divino, col sole tutto nostro, il cielo, il mare e la terra creati solo per noi: coppie di farfalle doro venivano dalla brughiera, e ci seguivano, come attirate da un comune effluvio d’amore, ed ogni tanto io mi piegavo, con meraviglia veramente infantile, a raccogliere qualche conchiglia che pareva un fiorellino pietrificato.