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raccoglievano la scorza a misura che cadeva dalla pianta, la raschiavano, la spezzavano, riducendola in pezzi che sembravano croste di pane bruciato, e l’ammucchiavano sotto le tettoie. E quasi tutti e quasi sempre tacevano. Anche i ragazzi erano melanconici; e pareva che tutti sentissero per istinto la desolazione che la loro opera lenta e tranquilla produceva.
Verso sera una specie di bivacco si formò intorno alle capanne e alle tettoie, e vennero accesi grandi fuochi il cui chiarore vinse quello del crepuscolo. La notte era fresca come una notte al principio dell’autunno; la luna pallida e triste saliva dal mare, e brividi di vento scuotevano le cime degli alberi scorzati. Nuvole scure attraversavano il cielo e le loro ombre correvano sulla valle rischiarata dalla luna e salivano rapidamente le montagne.
Una voce nasale cantò in lontananza:
Assa bessida ’e s’istella....1
un’altra voce, dolciastra, imitò il canto dei carbonai toscani:
Addio, mia bella, addio....
- ↑ Quando appare la stella....