Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/387


— 381 —


— Come mai Marielène, così astuta, non si è accorta di niente? — domandò dopo qualche momento di silenzio.

— Essa non vede che il guadagno: se tu le metti davanti una moneta e la guardi con minaccia o con amore ella si accorgerà del soldo, ma non vedrà neppure i tuoi occhi. Ma se non si accorge neppure che suo marito sta male!

— Altre volte però si accorgeva se il padrone guardava le altre donne!

— Ah, figlio! Allora si trattava appunto di spiccioli, non d’amore!

— Basta, io vi ringrazio, — egli disse bruscamente. — Adesso vi riaccompagno.

Ritornarono indietro, ed egli non parlò più, mentre la vecchia si sfogava parlando male di Marielène e dicendo che Bruno era diventato infelice per colpa di sua moglie. Ma oramai dal cuore di Predu Maria, chiuso ad ogni pietà, salivano, come da un mare agitato, i torbidi vapori dell’odio.

Riaccompagnata la vecchia, egli ridiscese il Corso, ma a un tratto, invece di tornare a casa si volse e s’avviò alla Cattedrale. Era presto ancora per la messa; tuttavia la chiesa melanconica e nuda, illuminata da un incerto chiarore giallognolo, era già gremita di fedeli. Le donne accoccolate per terra, avvolte nelle loro tuniche scure