Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/36


— 30 —


sommità del capo, cominciava a rifare il letto ed a pulire la camera. — Bisogna che tu lo dica alla nonna. Le dirai: Antoni Maria ha un ospite, un bell’uomo, che fa onore a chi l’ospita.

— Ho capito.

— E allora sbrigati: devi subito andare dalla maestra Saju e pregarla di venire qui.

— Intanto potete mangiare quello che c’è, — ella disse. — Un ospite non è poi un lupo!

— Hai una serva spiritosa! — disse il Dejana, mentre Antonio Maria estraeva dal cestino la colazione che ogni mattina la nonna gli mandava.

— Serva mia? No, è mia nipote, e conosce anche il sapore del mio bastone.

— Io sono una parente povera e sono serva di tutti! Però, convenitene, zio mio, senza di me voi morreste di fame e di sete!

— Parla piano, ragazza! Sai che con uno zio come me non si scherza!

— Ah, è vero! perciò tutti hanno paura di voi: persino i gatti!

Continuarono a ingiuriarsi, e pareva scherzassero, pronto però lo zio a prendere il bastone se la nipote eccedeva. Ma Predichedda parlava con calma, con lentezza, quasi per misurare le sue parole, o