Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/28


— 22 —


— Ascoltami! Per tre anni siamo vissuti come fratelli, e come a fratello ti parlo. Tu dicevi che, appena libero, saresti andato a Gerusalemme; poi dicevi che volevi farti frate, che volevi morire prima di ricadere in peccato mortale. Io ti dicevo: aspetta, diavolo, c’è tempo per disperarsi. — Ti dicevo sì o no, così? Ora, ecco di che si tratta: Mossiù Perrò vuole dar marito alla sua serva.

— A Marielène?

— A Marielène.

Il Dejana ascoltava attentamente, ma i suoi occhi e il suo viso esprimevano più diffidenza che curiosità; e Antoni Maria se ne accorgeva e parlava fra l’irritato e il sarcastico.

— Tu credevi che io ti chiamassi per aiutarmi in qualche mala impresa? Rassicurati, Gerusalè! Se tu andrai all’inferno, come temi, non sarà per colpa mia. Dicevo dunque: Mossiù Perrò vuol dar marito alla sua serva. Il perchè preciso io non lo so; forse è stanco di lei, forse ha intenzione di tornarsene in Continente e non vuol tirarsela addietro. Tu fingi di non capire? Allora griderò e mi spiegherò meglio. Ohè, uomo, sei tu che devi sposare Marielène Azzèna. Lì correranno soldi.