Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 246 — |
vuto ancora pensarci su: ella non capiva quest’indecisione di lui, e le sembrava che egli fosse un po’ sofferente e nervoso.
Ma col cessare del caldo Bruno parve rianimarsi, e quando si fece l’atto di vendita della casa si mostrò contento, soddisfatto del buonissimo affare concluso.
Non aveva più riveduto Sebastiana, e gli sembrava di non pensar più a lei. Sopravveniva l’autunno, ed egli scendeva raramente in paese, occupato com’era a dirigere il lavoro dei carbonai toscani arrivati da poco. Si costruivano i forni per il carbone, e non era tempo da pensare a cose inutili. L’immagine di Sebastiana si allontanava sempre più da lui, come velata dalle prime nebbie autunnali.
Marielène coi suoi due pensionanti passò subito nella nuova casa, ancora sprovvista di mobili; e fin dal primo giorno chiamò le sue vicine dalla finestra, invitandole ad entrare ed a prendere il caffè con lei.
La maestra non nascondeva la sua invidia, ma la dimostrava in modo enfatico, guardandosi attorno e sospirando.
— Tu sei ben fortunata, Marielène mia! Però devo dirti che lo meritavi. Tu lavori e sai quello che vuoi; sei come la rondine che costruisce il suo nido nel paese adatto per lei.