Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/25


— 19 —

sola in un paesaggio umido e verde; alcune goccie di pioggia cadevano dal tetto di canne sostenuto da fusti di pioppo.

— So chi sei! — ripetè Antonio Maria, sostenendo il Dejana, ma rivolto al capo-macchia, e minacciandolo scherzosamente con un dito. — E diglielo pure, al tuo padrone, che jaja1 mia la sua tanca2 non gliela vende. Per sotterrarcelo, se la vuole! E dunque, che abbiamo fatto a questo piede, Pedru Maria Dejà? Io non ti aspettavo fino a domani; ma si vede che quando zoppichi vai più svelto di quando sei sano!

— Correvo con otto gambe! Ma senza questo bravo ragazzo a quest’ora sarei sepolto nel fango come una cipolla!

I due risero ancora, e il capo-macchia osservò che il loro modo di ridere, di parlare, di muoversi, era quasi identico. Parevano due fratelli, tanto si rassomigliavano persino nel modo di vestire. I loro visi eran segnati dalle impronte della medesima razza; profilo irregolare, fronte mobile, mascelle forti e sporgenti; però Antonio Maria, calvo e coi capelli rasi, la nuca forte e grassa, sembrava il più vec-

  1. Nonna.
  2. Vasta estensione di terreno per lo più destinata a pascolo.