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e pensieroso. Spesso il Dejana dalla soglia della dispensa lo vedeva passare un po’ curvo, con la testa bassa e agitando le dita come occupato a fare un calcolo difficile od a cercare un oggetto smarrito.
Un giorno, in settembre, Sebastiana apparve in fondo al sentiero, sorridente, col viso roseo come uno dei grandi fiori che ornavano il suo fazzoletto. Predichedda l’accompagnava. Erano state ad ascoltare la messa nella chiesetta e venivano a salutare Predu Maria; ed egli andò loro incontro fino al bosco animato dal picchiar delle accette e dai gridi delle gazze che imitavano i fischi dei lavoranti.
Predichedda era insolitamente triste perchè aveva attraversato un tratto della tanca Moro e le era parso di attraversare un cimitero; e per tutto il tempo che stettero assieme Predu Maria e le due donne parlarono dolla vendita della tanca, delle questioni della famiglia Moro, dell’odio fra Antonio Maria e le cugine.
Sebastiana domandò se era vero che una di queste amoreggiava con un prete, ma Predichedda protestò, perchè se ella non amava le sue parenti ricche, ne difendeva però l’onore. Sebastiana disse, imitando il lento parlare della sua amica:
— Che male ci sarebbe? Tanto adesso