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sol piano, con una scaletta esterna, e quasi di fronte, ma al di là del muricciuolo, una palazzina in costruzione biancheggiava entro la sua gabbia di scale e di impalcature. Le altre abitazioni sparse qua e là fra gli orticelli non erano dissimili dalla casupola del Moro.

Predu Maria spinse il cancello e battè alla porticina che si apriva sotto l’arco della scaletta esterna. Il viso di Sebastiana apparve tra i ferri incrociati che sbarravano un finestrino sopra la porta. Riconoscendo il visitatore ella diede un grido di gioia e lo salutò quasi come un liberatore.

— Son prigioniera, Predu Maria Dejà! Son chiusa dentro! Or mia madre verrà: è andata alla benedizione in chiesa e prega per noi!

Egli guardava in su istupidito, e non sapeva che dirle. Ella si mise a ridere.

— Che cosa sei venuto a fare?

— Non mi aspettavi?

— È da tanto che ti aspetto! Questa volta facciamo sul serio, dimmi?

Egli non rispose, ma Sebastiana continuò a ridere ed a chiacchierare, allegra e incosciente come un uccello aggrappato ai ferri della gabbia.

— Sai che anche quella si sposa? Sposa