Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 196 — |
sol piano, con una scaletta esterna, e quasi di fronte, ma al di là del muricciuolo, una palazzina in costruzione biancheggiava entro la sua gabbia di scale e di impalcature. Le altre abitazioni sparse qua e là fra gli orticelli non erano dissimili dalla casupola del Moro.
Predu Maria spinse il cancello e battè alla porticina che si apriva sotto l’arco della scaletta esterna. Il viso di Sebastiana apparve tra i ferri incrociati che sbarravano un finestrino sopra la porta. Riconoscendo il visitatore ella diede un grido di gioia e lo salutò quasi come un liberatore.
— Son prigioniera, Predu Maria Dejà! Son chiusa dentro! Or mia madre verrà: è andata alla benedizione in chiesa e prega per noi!
Egli guardava in su istupidito, e non sapeva che dirle. Ella si mise a ridere.
— Che cosa sei venuto a fare?
— Non mi aspettavi?
— È da tanto che ti aspetto! Questa volta facciamo sul serio, dimmi?
Egli non rispose, ma Sebastiana continuò a ridere ed a chiacchierare, allegra e incosciente come un uccello aggrappato ai ferri della gabbia.
— Sai che anche quella si sposa? Sposa