Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/134


— 128 —


marito; e se conosci qualcuno che ti piace, dimmelo; assicurerò il tuo avvenire.

Ella piangeva e urlava, strappandosi i capelli come aveva visto fare alle prefiche nelle cerimonie funebri del suo paese; ma egli la pregò seccamente di alzarsi e di uscire, ed ella uscì e vide Sebastiana che s’allontanava dopo aver origliato dietro l’uscio.

Dopo quel giorno ella mise in opera tutte le sue arti di amante e di cuoca per tenersi buono il padrone; ed egli mangiava e beveva, ma non si commoveva. Per quanto spiasse, ella non riusciva ad accertarsi se fra lui e Sebastiana esistevano già relazioni intime; ma sentiva che oramai tutto era finito, per lei. La dichiarazione del capo‐macchia, l’arrivo di Predu Maria, le voci vaghe che le venivano riferite, tutto la indispettiva: le sembrava che tutti raggirassero contro di lei; e andò da una fattucchiera che sapeva consultare le carte e le carte risposero che tra poco il padrone l’avrebbe abbandonata.

Vedeva la sua rivale entrare spesso nel cortile di Antonio Maria e capiva che là dentro si tramava qualche cosa contro di lei, e per vendicarsi mandò a dire alla maestra Saju che Sebastiana aveva dei convegni amorosi nella casa del Moro.