piccola sala da pranzo dell’albergo e parlava di sua moglie e dei suoi figli come di nemici mortali, la servetta giallognola dai folti capelli neri lo guardava con curiosità e con spavento. Un giorno anche Predu Maria entrò nell’alberguccio, chiamò l’ostessa e si mise a piangere come un bambino. Marielène pianse anche lei, dietro l’uscio. L’ostessa se ne accorse e si mise a ridere e raccontò la cosa al giovine Dejana; ed egli guardò la servetta, le domandò di chi era figlia, poi si recò dal padre di lei e gli portò vino, una coperta, una moneta. Marielène pianse una seconda volta e cominciò ad arrossire quando, mentre spazzava la strada davanti all’alberguccio, vedeva Predu Maria affacciato alla finestra. Una mattina egli la pregò scherzando di spazzare anche davanti alla sua bottega. Ella non rispose, ma lo accontentò; e l’indomani mattina spazzò senza che egli ripetesse lo scherzo. Allora egli scese nella strada solitaria e le disse che per ringraziarla voleva darle un bacio. Così si amarono. Ella aveva sedici anni, egli diciannove; entrambi erano quasi brutti e non erano ardenti, non erano calcolatori; ma si amavano perchè sentivano scambievolmente pietà l’uno dell’altro.