Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/118


— 112 —


credermi felice e invece posso essere disgraziata. Che ne sai tu, di me?

— Io non so nulla, Marielène; ma so questo solo; che se tu credi che io possa riparare son pronto a farlo. Io non voglio denari, sorella cara, io voglio solo liberarmi dal rimorso di averti fatto deviare dalla retta via. Senza di me....

— Senza di te.... la mia sorte sarebbe stata eguale! E del resto è inutile ritornare a guardare indietro! Scoperchia una tomba, tu, e guardaci dentro! Gli avanzi che contiene appartenevano un tempo a persona viva: adesso sono ossa insensibili!

Suo malgrado egli sorrise del macabro paragone; ma benchè sentisse che ella non aveva torto rispose:

— Noi siamo ancora vivi, Marielène! Che dici? Io sono entrato e uscito vivo dalla tomba; tu poi sei tanto viva che ti sei persino vestita di rosso come una maschera.

— Anche al nostro paese, raccontava mia nonna, negli antichi tempi i morti li vestivano di rosso. Basta, senti, Predu, non parliamo più di queste cose. E tu dicevi ch’eri venuto a visitarmi solamente! Ora ti verserò da bere; e tu mi darai notizie del nostro paese.