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86 grazia deledda


ad una chiesa. L’autore coglie l’occasione per sfoggiare la sua cultura artistica, e i due innamorati colgono l’occasione per... spiegarsi. Credo però che nessuna coppia sia, come noi, andata a visitare un ergastolo!

— Ma davvero! - egli disse goffamente.

La voce gli tremava alquanto, il cuore gli batteva forte. Che voleva dire Elisabeth? Ch’era giunta l’ora di spiegarsi? La strada chiusa da due muraglie, di tanto in tanto interrotte da cancelli di ferro attraverso i quali si vedevano sfondi verdi e azzurri e lontananze ineffabili di mare e di cielo, era deserta, silenziosa, calda, coperta dal cielo luminoso. S’udivano gridi d’uccelli, qualche voce lontana, il picchiettìo dei tacchi di Elisabeth, dei quali uno batteva più forte dell’altro, il fruscìo della sua sottoveste.

Serafino non aveva che a stendere il braccio per stringerla a sè; e non aveva altro desiderio in cuore, altro pensiero in mente; ma non osava. Gli pareva che Elisabeth scherzasse: no, non era possibile che ella facesse sul serio. Lo stesso fruscìo delle vesti di lei metteva in guardia il povero maestro. Eppure egli aveva paura di parer ridicolo, con la sua goffa timidezza.

A un tratto la strada svoltò, s’aprì sopra un precipizio roccioso, in fondo al quale il mare sospirava un lieve lamento.

Elisabeth si fermò, e guardò con occhi pensosi il quadro meraviglioso che le si svolgeva davanti.