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novella sentimentale 85


Egli non lo sapeva: e giudicava inutile domandarselo.

Rimasero tutto il giorno a Bagnoli; assieme andarono a mangiare sotto il pergolato fiorito della piccola trattoria di Don Salvatore, davanti alla quale il vecchio stagnaro dal viso di bronzo, che vigilava il suo fornello primitivo, li salutò con una specie di tenerezza, credendoli due sposini; poi andarono a Nisida. La primavera mandava il suo dolce soffio anche sul mare: le onde parevano enormi ghirlande di fiori azzurri e dorati; un’aureola di nuvolette d’oro incoronava i profili delle colline verdi e delle isole azzurre: l’aria olezzava.

Ma Elisabeth, il cui busto snello e la testa elegante si disegnavano mirabilmente sull’azzurro del mare, era diventata triste, quasi cupa, col pensiero assente: pareva non accorgersi più di Serafino, ed egli non osava più guardarla.

Nisida s’avvicinava, perdendo lentamente la sua forma di enorme mandolino capovolto sul mare; apparivano sempre più vicine le sue case colorate, gli scogli turchini, le roccie, la casa bianca dei sepolti vivi...

Elisabeth guardava lassù, e non badava più a Serafino. Ma quando sbarcarono nell’isola, ella prese il braccio del compagno per attraversare il selciato livido del molo, e disse ridendo:

— In quasi tutti i romanzi v’è un capitolo, quasi di prammatica, nel quale due innamorati... o che stanno per diventarlo, fanno una gita, o una visita a un vecchio castello, o ad un convento, o