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202 | grazia deledda |
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La domenica mattina i due uomini si rividero ancora, o meglio ziu Tòmas si riattaccò al dottor Suelzu e non lo lasciò più. E finì di raccontargli i suoi guai.
Il dottore l'ascoltava volontieri, ma parlava poco. Qualche volta diceva cose stravaganti, come Lia affermava, ma pareva un uomo timido, o peggio ancora uno scemo, e ziu Tòmas si domandava come mai un uomo simile s'era rimbambito innanzi tempo. Ma poi il vecchio ricordava le parole di Liedda. Le persecuzioni, i vizi, i dolori, fanno perdere la ragione anche ai più saggi: sì, egli purtroppo lo sapeva!
Poi il dottore partì: ziu Tòmas, che non poteva vivere senza chiacchierare, tornò da Lia, ed attese che le settantasette ore passassero.
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E passarono. Il lunedì verso sera egli era di nuovo in casa della maga.
Questa volta la donna non dormiva: riconobbe subito il vecchio, e pareva lo aspettasse.
— Ecco la medicina — gli disse. — È una cartina di polvere bianca. La darai alla malata a mezzanotte precisa: altrimenti non farà l'effetto. Bada bene; e dirai un Credo nel dargliela.