Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
196 | grazia deledda |
⁂
Verso mezzogiorno Liedda contò i soldi che i passanti avevano gettato nella sua bisaccia.
— Mezzo scudo, — disse, raccogliendoli in un fazzolettino bianco. — Non c'è male per mezza giornata.
— Eh, ti vedono vestita decentemente, giovane ancora: tutti credono che tu sii una vedova decaduta e tutti ti dánno il loro obolo! Ecco tutto, cristiana! Quasi quasi mi metto a chiedere anch'io, ripeto!
— Ora vado e getto i soldi nella cassetta della Madonna: poi mi farò dar da mangiare, anche! Speriamo non mi veda il dottor Suelzu! — disse la vedova, alzandosi ed accomodandosi la benda nera intorno al viso, in modo che si vedevano appena gli occhi e il naso. — Voi state qui?
— Vado in cerca del mio cavallo: ho fatto colazione tardi, ed ora ho più sonno che appetito.
Egli si alzò e cercò un posto per coricarsi, ma gira e rigira ritornò verso il sentiero, dietro la macchia di lentischio alla cui ombra poco prima stava seduto. E si gettò fra l'erba alta e folta, che quasi lo coprì interamente. Le mosche ronzavano fra gli ultimi papaveri, il cielo era chiaro, dolce, lontano. Scostando i ciuffi dell'erba il vecchio poteva vedere il suo cavallo a pascolare, e fra le gambe rossastre del cavallo, come in una bizzarra cornice, il quadro luminoso e melanconico del