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182 | grazia deledda |
nanza. E le voci dei due uomini, sempre più vicine, s’incrociavano nel silenzio della notte.
— Avete dimenticato il fiore!
— Hai lasciato solo quel demonio! Dammi! Va, ritorna...
— Ho pensato che la piccola padrona...
— Va, ritorna subito là.
La pianticella passò nella mano concava del vecchio, e vi si trovò bene come in un vaso tiepido e capace. Il vecchio camminava rapido e sicuro giù per i sentieri rischiarati dal chiarore della neve come da un crepuscolo grigiastro.
Finalmente arrivò ai piedi della montagna: e il ciclamino vide un luogo più triste e più buio della grotta: era un luogo abitato dagli uomini, un villaggio.
Il vecchio battè ad una porta; venne ad aprire una donna vestita di giallo e di nero, pallidissima in viso.
— Come sta la piccola padrona? Le ho portato il fiore che voleva copiare per un ricamo.
La donna diede un grido sibilante e cominciò a strapparsi i capelli.
— La piccola padrona è morta!
L’uomo non pronunziò parola; ma entrò nella vasta cucina e depose la pianticella sulla cassapanca ove la piccola padrona soleva sedersi per cucire e ricamare. Nelle stanze attigue risuonavano gridi di donne simili ai gridi delle antiche prefiche.