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168 | grazia deledda |
scita a vedere il Papa. Ma come fare? I denari se ne andavano: bisognava imitarli per forza!
L'ultimo giorno della loro permanenza in Roma gli sposi, accompagnati dal vecchio e dal negoziante, andarono a Sant'Agnese e visitarono le catacombe.
Appena vide di che si trattava, il vecchio non volle andare avanti, gridando che di grotte ne aveva vedute abbastanza.
Il frate che li accompagnava dovette tornare indietro portandosi via la sua torcia. Il negoziante, Pasqua, ed Elia che teneva in mano un cerino, rimasero fermi davanti a una lapide umida di cui il frate aveva cominciato a spiegare i caratteri.
— E se il frate non tornasse? — disse Pasqua, ridendo. Ma il suo riso aveva una lieve vibrazione di paura.
Elia rispose, con la sua voce sempre alquanto ironica:
— Diventeremmo martiri anche noi! Nostro zio sarebbe contento. — E per far paura a sua moglie, spense il cerino.
E subito ella provò uno smarrimento profondo, un senso di paura, come se davvero il frate con la torcia li avesse abbandonati laggiù. Un uomo la baciava, al buio: e quest'uomo non era suo marito.
Elia riaccese il cerino; il frate ritornò, e con voce cadenzata ricominciò a spiegare il significato della lapide. Ma Pasqua non capiva più nulla. Le pareva di aver commesso un peccato enorme perchè non avea gridato nel sentirsi baciare da uno