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144 | grazia deledda |
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Ebbene, sì, egli andrà. La notte avanza: le pecore si ritirano una dietro l’altra nelle mandrie, e lentamente cessa il tintinnio dei loro campanacci dondolanti.
Il pastore siede davanti all’apertura della sua capanna, e pensa.
La luna cala sul limpido arco del cielo; il fiume va sempre silenzioso attraverso la pianura che tace. Un solo punto rosso brilla al di là del fiume; è il fuoco del pastore che ha venduto le sue greggie. L’uomo delle montagne guarda quell’occhio di fuoco e pensa alla bella vita che potrà menare fra un anno, alle canzoni estemporanee, ai bicchierini d’acquavite, al servo che guiderà le sue greggie.
Ebbene, sì, egli andrà. È tempo di farla finita con questa vita nomade, è tempo di vivere in famiglia, di passare il Natale in paese.
Egli andrà; egli va; egli cammina silenzioso, senza lasciar traccie, come la volpe; egli guada il fiume, egli è presso la capanna del pastore, è sull’apertura della capanna. Il pastore dorme, con la testa appoggiata ad una pietra; sotto la pietra ci deve essere, c’è la borsa. Il nostro pastore ha un momento di esitazione: poi entra, si curva sul dormiente e lo uccide; scosta il cadavere e solleva la pietra.