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138 | grazia deledda |
— Oh, oh! Ha fatto la domanda, Mialeddu?
— Non l’ha fatta ancora.
— Ebbene, se non l’ha fatta ancora, non affrettarti, Predas A’, perchè egli tarderà a farla.
— Che ne sai tu?
— Ebbene, — disse allora il Sindaco, alzandosi e ripiegando la lettera — voglio dirti una cosa, Matteu Pintò, poichè mi dispiace che i miei compaesani passino per gente stupida: credo che Miale Ghisu non abbia mai guardato Ballora. Voi tutti avete sognato.
— Ma, allora, perchè viene da noi? Perchè s’è fatto mandar via dalla fidanzata? Ha forse paura di noi?
— Io non so nulla — rispose il Sindaco, sollevando le mani come per allontanare da sè ogni responsabilità.
Matteu Pintore stette varî giorni pensieroso e inquieto: infine decise d’interrogare Ballora.
— Sì, è vero, — ella disse con la sua voce languida di convalescente — l’ho guardato io, per la prima: egli non mi guardava...
— Sfacciata, perchè l’hai fatto?
— Non mi sgridate: l’ho fatto per far stizzire il Sindaco, il quale si burlava sempre di me…
— Perchè si burlava sempre di te, quel nibbio senza artigli? Devi subito dirlo, Ballora, altrimenti m’adiro.
Ballora arrossì, ma perchè lo zio non s’adirasse dovette rispondere.
— Egli diceva sempre che io… pensavo a voi...