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guardar la nipote. Alto, biondastro, vestito di nero e di rosso, coi capelli lunghi, egli sembrava un eroe preistorico, e aveva negli occhi selvaggi qualche cosa di feroce e di melanconico assieme.

— Donnicciuola, — egli disse a zia Franchisca, — sai le voci che corrono per il paese? Si dice che la fanciulla pronunzi sempre il nome di un uomo, di un nuorese…

— Ebbene, sì, — rispose la donna. — Una sera venne da noi un giovane nuorese. Ballora lo guardò, egli la guardò, così almeno afferma il Sindaco. Altro non so.

— E tu, vecchia, avevi gli occhi forati? Non vedevi quello che succedeva in casa tua?

Poi zio Matteu s'avvicinò al letto, ove Ballora gemeva e vaneggiava. Ella non riconobbe lo zio, ed egli s'allontanò, asciugandosi gli occhi con una ciocca della lunga barba.

Il giorno dopo Miale Ghisu, mentre si trovava in una sua tanca, ricevette un messaggio bizzarro:

— I fratelli Pintore vogliono sapere se è vero che tu hai promesso amore alla loro figlia e nipote Ballora. Rispondi subito, se non vuoi ricevere qualche torto.

Miale non si ricordava più di Ballora, e avrebbe riso, ricevendo il messaggio, se in quel momento non fosse stato di cattivo umore. Rispose:

— Dite ai fratelli Pintore che Miale Ghisu fa quello che gli pare e piace.

Questa risposta, naturalmente, dispiacque ai Predas Aspras. Zio Matteu diventò furibondo.