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122 grazia deledda


balcone e chiamò Barbara che pareva avesse una certa ripugnanza ad affacciarsi.

Antoniotto, seduto sopra un mucchio di reti, entro la sua barca, teneva gli occhi fissi al balcone, ed il suo sguardo era così geloso e disperato, che Barbara si turbò.

— Come è bello questo porto! — disse il fidanzato, cingendole con un braccio la vita. — È proprio come tu me lo hai descritto: guarda là in fondo, ai piedi della collina, quella linea verde che si riflette nitidamente nell'acqua… Ma che cosa guardi? Che ha quel ragazzo che ti fissa così? Ma che fa, adesso?

Antoniotto s'era alzato, e balzava da una barca all'altra con agilità maravigliosa. Arrivò così fino alla draga, vi si arampicò, stette un momento sospeso sulla ruota, poi si buttò nell'acqua.

Sulle prime Barbara credette che egli lo facesse per richiamare l'attenzione di lei; ma passarono alcuni secondi e la testa di Antoniotto non ricompariva sulla superficie dell'acqua spumante.

Ella impallidi e vibrò.

— Dio, Dio, egli vuol morire! — gridò sporgendosi dal balcone. — Pasquale, Antoniotto si è gettato nell'acqua! Salvatelo, salvatelo!

Il vecchio pescatore, che aveva veduto la manovra di Antoniotto, guardò verso il balcone e disse tranquillamente:

— Si salverà da sè!

Infatti la testa di Antoniotto ricomparve, ma per un attimo. Scomparve, riappari ancora. L'i-