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110 grazia deledda


punto dove metteva i piedi. Un giorno il veliero partì, e il facchino andò a caricar carbone in altro punto del molo; e anche la guardia fu cambiata.

Barbara si annoiava. Ella aveva condotto con sè una vecchia donna di servizio; suo padre veniva a trovarla solo la domenica. Egli era un alto funzionario, un uomo grasso e calmo, d’umore gioviale: un vedovo che non si desolava più per la morte della moglie. Quando arrivava lui, tutto il villaggio lo sapeva. Egli cantava, scherzava con tutti, e si permetteva anche di abbracciare la marinaia e di invitarla a ballare. Ma partito lui, il silenzio, interrotto solo dal rumore delle onde, invadeva la casetta. E Barbara si annoiava a morte. Per distrarla alquanto venne la tempesta: il mare si sollevò, e per tre giorni e tre notti ruggì contro i blocchi del molo, dietro la casetta solitaria. Barbara andava da una finestra all’altra e guardava attraverso i vetri. Tutto il mare era livido, segnato, all’orizzonte, da una linea violetta, quasi nera. E anche il cielo, senza essere annuvolato, era livido: pareva che la natura fosse malata. Le onde davano l’assalto ai blocchi del molo come bestie infuriate.

Nel porto le barche e le paranze si stringevano le une contro le altre, come per proteggersi a vicenda; e se qualcuna, più ardita, osava allontanarsi, barcollava sulle onde e sembrava ubbriaca. Fu in quei giorni che Barbara osservò di faccia al suo balcone una grande barca da pesca, tinta di verde e di viola. Due pescatori anziani, rossastri e vigorosi, che dovevano essere due fratelli, e un