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102 | grazia deledda |
Di notte Juanne passava cantando sotto le finestruole ove odorava il basilico; ma la sua voce di tenore, accompagnata dal coro vocale di altri giovani «cantadores», echeggiava invano nella notte serena. La casa del Sotgiu sembrava disabitata.
Ogni domenica le ragazze e i paesani ballavano davanti alla chiesa: Juanne guardava le finestruole ornate di basilico, pur non trascurando di far la corte alle ragazze che ballavano, ma le finestruole rimanevano chiuse.
Una domenica però egli vide Oja uscire dalla chiesa e attraversar lo spiazzo senza guardarsi attorno, alta ed elegante nel suo bel costume scuro: un giovinotto dalla barba nera si staccò dal circolo dei ballerini e la seguì. Ella non si volse e chiuse la porta, ma poco dopo il suo viso bianco apparve per un attimo fra i due vasi di basilico. Juanne provò un impeto di gelosia e di timore.
— Qui bisogna muoversi, uomo! — disse a sè stesso.
E cominciò ad aggirarsi intorno alla casetta come la volpe intorno all'ovile. Come fare per penetrarvi? Il muro del cortile era alto, recinto di siepe: i rami d'un melagrano s'affacciavano verso un vicolo deserto, dietro la casa. Egli una notte pensò di gettare una corda ai rami del melagrano e di arrampicarsi fino a raggiungere una sporgenza del muro. Andò a prender la corda che gli serviva per gettare il laccio ai puledri indomiti, e provò… Il laccio prese la cima dell'albero come una testa scapigliata e selvaggia. Egli s'at-