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l'apparizione 99


Quando però giunsero al paese, invece di prendere la straducola che conduceva alla sua povera abitazione, egli seguì il suo compagno.

Voleva veder Oja; ma lo aspettava una delusione. La casa di ziu Pascale era chiusa, e invano il padrone battè cinque o sei volte alla porta, col calcio del fucile.

— La vostra santa è volata in cielo! — disse Juanne con ironia. — Addio.

E mentre l'altro arrossiva di stizza, egli si allontanò, ma dopo essersi ben guardato attorno.

Dietro la casa del Sotgiu si stendeva un cortile recinto da un muro assiepato: davanti s'allargava uno spiazzo dal quale si vedeva il paesaggio: valli rocciose a destra e a manca, la montagna di fronte. Sullo sfondo della montagna, azzurrognola in quel sereno meriggio di primavera, al di là dello spiazzo, in faccia alla casa del Sotgiu, s'ergeva la chiesa parrocchiale, con la sua torre antica, la facciata nera, la porta gotica ombreggiata da due olmi secolari.

Sotto uno di questi olmi, su una panchina di pietra, sedevano costantemente due vecchi paesani: così immobili, così bruni, nei vestiti, nel viso, nelle mani appoggiate ai bastoni, parevano due statue decorative, collocate lì dai tempi della fondazione della chiesa.

Mentre Juanne passava davanti a loro, facendosi da buon cristiano il segno santissimo della croce, uno dei vecchi, senza muoversi menomamente, disse;

— Cerca la sua serva, Antonio Maria Pasquale? È in chiesa.