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Il cipresso 249

E s’invecchia pure noi, io e lei, dico, signorina. Che si fa? Tagli il cipresso e leviamo il muro di divisione.

— Ha capito? — mi domandò dopo un momento durante il quale mi parve ch’egli stesse a spiare col suo fine udito di cacciatore i battiti del mio cuore.

Ma io non risposi se non con quei battiti: ed egli era un uomo troppo astuto per non intenderli.

E da quel momento sentii di avere al fianco un nemico.

*

Più che la sua cominciò a darmi pensiero l’inimicizia della madre.

La madre io la conoscevo ancora meno del figlio, sebbene un muro solo dividesse le nostre case: non usciva che due volte all’anno, per andare a compiere il precetto pasquale e per comprare, nel miglior negozio del paese, la tela, il panno, le cose necessarie per tutta l’annata: una terza volta, dicevano le serve maldicenti e beffarde, sarebbe uscita per andare a chiedere la mano di sposa per il figlio.

Ed ecco un giorno di febbraio, il primo bel giorno dopo il lungo sinistro inverno, mentre sto alla finestra a far l’amore col